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Ciao!

 

scusate, riapro il topic perchè è una cosa a cui tengo molto...

 

sorvolo sui perchè e i percome, abbiamo già intuito che dietro come al solito ci son questioni di $$..

 

detto questo, invito a rilettere su alcuni punti:

1) una moto in montagna molte volte è uno dei pochi elementi in grado di mantenere aperto un sentiero, una strada, e di fare (a modo suo), una "manutenzione" del letto sterrato.. pensateci..

2) l'asfalto in alta quota è di difficile manutenzione (per ovvie ragioni): chi va in val di susa credo si sia accorto delle voragini che di anno in anno si creano sulle statali e nei paesie. Mi chiedo quindi come si può manutenere una strada di scarso passaggio a 2K/3K metri di quota.

3) se vogliono soldi, ben venga: in germania e svizzera (dove son sempre e comunque un pò più avanti di noi, bisogna ammetterlo), esistono strade "panoramiche" a pagamente. Anche 15/20 Euro, però sono intonse e spettacolari. Pago per sciare, pago per andare al cinema, pagherei anche per andare in moto, se poi posso girare tranquillo senza il patema della auto bianche, dei cacciatori...etc.

4) Ho letto e percepito apprensione in almeno altri 3 forum come questo: siamo un numero spaventoso di enduristi (chi più, chi meno), e mi chiedo come sia possibile che non si riesca ad unirsi in un fronte unico di fronte a queste evidenti vaccate...

 

Stop, ho detto quello che pensavo... :)

 

Ciao!

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Talino, immagino il tuo post sia ironico, e son d'accordo con te.. non mi fraintendere, non amo spendere masochisticamente, solo riconosco che alcune cose, per funzionare, inevitabilmente devono creare un ritorno per tanti elementi del "sistema".. ergo preferisco a volte pagare, piuttosto di recriminare su argomenti che non stanno in piedi..

 

Poi, pagare per girare in territori liberi, non fa piacere a nessuno, su questo non ci piove...

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per la cronaca sono comunque al vaglio alcune ipotesi di regolamentazione a 360°, tenendo conto di tutti e degli interessi del sistema.

Dobbiamo evitare l'effetto domino, ma con intelligenza e estrema serietà, ben sapendo che probabilmente non si riuscirà ad accontentare tutti, ammesso che si riesca a fare qualcosa. Staremo a vedere

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  • 2 weeks later...

Ultime notizie inmerito allachiusura delle strade militari in valle di Susa

 

Dal giornale locale Luna Nuova del 28.09.2007

Titolo "Riaprite quelle strade" La questione "via dei 2000" in Provincia: l'assessore Ossola ascolta e prende tempo

 

La questione della chiusura delle strade dei colli dell'Assietta e delle Finestre approda in Provincia. Lunedì un gruppo di operatori commerciali, motociclisti ed amanti della montagna della valle Susa e della val Chisone ha consegnato all'Assessore Provinciale Giovanni Ossola un documento in cui spiega perche la via dei 2000 deve rimanere transitabile a tutti i mezzi a motore. Tra le proposte presentate all'Assessore mirano l'applicazione rigorosa del codice stradale, con ulteriori regole studiate attentamente in base alla particolarità delle strade di montagna; la presenza di personale di sorveglianza in punti strategici nei percorsi di montagna per monitorare il passaggio e per offrire un servizio di informazioni agli utenti e le regole comportamentali da rispettare; maggiori controlli per i trasgressori e pene severe per coloro che arrecano danno alle strade e all'ambiente circostante; la creazione di almeno 5 percorsi off road autorizzati per le moto in valle e la rimozione dei cartelli di divieto sui colli della Finestre, dell'Assietta e del Sommeiller perchè considerati noti a livello internazionale e presenti sui siti internet e sulle guide specializzate. Nel documento si legge che la montagna è un patrimonio per tutti e le strade sono definite mete turistiche ineguagliabili per la valle di Susa. "Circa il 70% dei turisti che scelgono la valle come meta finale delle loro vacanze e soggiornano nei nostri alberghi sono motociclisti. Il mototurismo è una risorsa importante, eppure nessun ente ha mai fatto alcun investimento economico su di esso", sottolineano gli operatori economici, che non intendono recriminare su quanto è avvenuto quest'anno, ma si dichiarano molto preoccupati per il futuro. Negano che il motociclista sia quel centauro spericolato descritto nei luoghi comuni e citano l'esperienza di ragioni considerate esemplari nella gestione turistica. Ad esempio in altre parti d'Italia e d'Europa il motociclista non viene demonizzato, anzi, in Trentino avviene il contrario: c'è un sito internet dedicato in cui viene fornita ai turisti una dettagliatissima cartina con gli intinerari....

Come ha avuto origine questa richiesta indirizzata all'Assessore Provinciale? "Non abbiamo intenzione di polemizzare con nessuno perchè la chiusura di quest'anno è stata un'iniziativa sperimentale - dicono i firmatari - Ci siamo amichevolmente incontrati, con lo scopo di aprire una riflessione sull'attuale situazione legislativa vigente sulla viabilità sulle strade di montagna e per offrire dei suggerimenti agli enti di competenza territoriale affinchè si possono creare delle nuove strategie di intervento futuro. Gli obbiettivi comuni sono quelli di offrire a tutti la possibilità di vivere la montagna, nella sua valenza sociale, turistica ed economica, creando nuovi progetti per la valorizzazione del territorio, improntati sia sulla salvaguardia dellambiente, che sul rispetto della liberà di movimento di tutti ii cittadini". Un documento nato in un ritrovo di amici, non organizzato, senza pretese, ricco di proposte e con l'obbiettivo di non urtare le diverse sensibilità ambientali.

L'Assessore Ossola non si è tirato indietro: inizialmente restio ad accettare le firme che accompagnano il documento ha apprezzato lo spirito propositivo dell'iniziativa e ha promesso di parlarne con gli altri membri della giunta provinciale interessati dal problema. Nel corso della prossima settimana, Ossola incontrerà il vicepresidente ed assessore alla montagna Sergio Bisacca e l'assessore al turismo e allo sport Patrizia Bugnano. A rappresentare i motociclisti, nella richiesta compaiono i seguenti motoclub:

polisportiva Max Usseglio di Bardonecchia, Non Solo Moto di Salbertrand, Sestriere, Waspes di Borgone di Susa, Valle di Susa di Alpignano, Aviglianese, Enduro Piemonte di Rivoli, Motostyle di Rivoli, Rosta Powers ed altri ancora, tutti affiliati alla federazione motociclistica italiana. Tra gli aderenti alla UISP: il T.Thunder Fire di Villardora, il Team Micellone di Sant'Ambrogio, il Valmessa di Rubiana, e il motoclub dei Vigili del Fuoco Volontari di Alpignano. Tutti sono concordi nel definire la via dei forti un percorso unico e un opera di ingegneria d'alta quota che nacque al servizio dei militari, ma che oggi riveste un fondamentale ruolo economico, storico e turistico.

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Grazie Attilio.

Eravamo anche noi informati della riunione.

Io ho incontrato una delle organizzatrici dell'incontro subito dopo la riunione.

Quanto scritto corrisponde al vero e lo confermo.

Siamo pienamente coinvolti come MC, abbiamo fatto alcuni incontri e riunioni con altri MC e attori locali non solo della val susa, ma anche delle valli di lanzo e del canavese. L'orientamento è comunque il medesimo, cercare di fare un protocollo d'intesa con l'amministrazione locale per il regolamento delle strade sterrate.

 

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questa foto è di quasi 20anni fa... se si aguzza bene la vista si vedono anche 2 Africozze :)

un giro con colleghi e amici...

 

GRAZIE DI CUORE per quello che state facendo con la speranza che tutto ritorni, con i dovuti provvedimenti del caso, ad essere come era prima e come è sempre stato

 

Immagine IPB

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  • 4 weeks later...

Ulteriore aggiornamento.

Ieri ho fatto una riunione con diverse ass. ecologiste piemontesi.

Ero l'unico rappresentante del mondo motociclistico organizzato piemontese e questo è un gran colpo.

Confrontandomi con loro ho portato a casa la volontà di collaborare nell'individuare una strategia di regolamentazione delle strade militari e sterrate che oggi sono interessate dai divieti e dalle asfaltature. Infatti anche gli ecologisti non vogliono l'asfalto.

Vi terrò aggiornati

 

 

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è un pò un OT, però non è tanto lontano di sede: sarebbe opportuno far notare l'inasprimento di certi metodi "deterrenti" in tal senso... il podista dell'altro giorno che si è infortunato al naso per un cavo teso in campagna è una delle ultime testimonianze...

 

Spiacerebbe si dovesse arrivare ad un non-dialogo fatto di atti di terrorismo...

 

Aggiungo che non capisco come in certe regioni ci sia più recettività rispetto alla nostra, e di sicuro Luke è encomiabile che si stia comunque facendo qualcosa..

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è un pò un OT, però non è tanto lontano di sede: sarebbe opportuno far notare l'inasprimento di certi metodi "deterrenti" in tal senso... il podista dell'altro giorno che si è infortunato al naso per un cavo teso in campagna è una delle ultime testimonianze...

 

Spiacerebbe si dovesse arrivare ad un non-dialogo fatto di atti di terrorismo...

 

Aggiungo che non capisco come in certe regioni ci sia più recettività rispetto alla nostra, e di sicuro Luke è encomiabile che si stia comunque facendo qualcosa..

 

 

 

Ecco la notizia di cui parla Helix, da La Stampa del 21 ottobre:

 

 

 

VILLARBASSE GUERRA TRA I FREQUENTATORI DELLA SERRA

 

 

Trappola assassina

nei boschi delle moto

 

 

LODOVICO POLETTO - VILLARBASSE

Un filo teso da un albero all'altro, una trappola mortale quasi invisibile, praticamente inevitabile. Se ci sbatte contro un podista finisce con una ferita, grave, se il malcapitato e in bicicletta o in moto va a finire peggio. L'ultimo episodio è accaduto nei boschi di Villarbasse, nella serra morenica dove in tanti vanno a correre tra Rivoli, Grugliasco e Rivalta, un podista che corre e si ritrova con il naso rotto e la faccia sfregiata. «Non ho capito cosa fosse accaduto - dice Gerardo Prezioso - mi sono ritrovato con la faccia piena di sangue, poi me ne sono reso conto. La trappola poteva uccidermi».

Le trappole nei boschi sono spesso una terribile abitudine, ultimo atto di una guerra tra chi contadini e centauri, una lotta costata vite e ferite gravi.

«Se soltanto ci fossero più percorsi autorizzati; se non si rischiasse, ad ogni curva, di trovarsi davanti qualcuno che ti fa una multa, oppure costretti ad affrontare trabocchetti che ti possono anche costare la vita, di gente che fa enduro ce ne sarebbe molta di più». Parola di Fabrizio Ceccot, manager del «Team Jonny» e grande esperto di quel motociclismo che snobba le strade asfaltate e la velocità. E guarda con sufficienza chi, con casco e due ruote, si lancia in autostrada, oppure va a «piegare» sulle carreggiate di montagna. Chi pratica l'enduro no la moto la vive in modo completamente diverso: salta in sella e va in campagna, nei boschi, oppure in montagna. Corse sì, ma per carità: in mezzo alla natura.

Mille e duecento gli enduristi stimati in Piemonte, ma potrebbero essere molti più. Hanno motociclette con pneumatici tassellati, indossano protezioni per braccia, spalle, stomaco e schiena. E si lanciano in sentieri larghi due spanne, in mezzo alle pietraie, oppure ai margini dei boschi. Sono dei giocolieri in sella a due ruote: che saltano, piegano, sgasano. E quando il tracciato è finito girano la moto e tornano a casa sulla statale.

Trial? No, enduro. «Soltanto che questo tipo di pratica sportiva dà molto fastidio. A me è capitato di trovarmi davanti tronchi gettati in mezzo al sentiero oppure assi che sembrano armi medievali. Con chiodi da carpentiere lunghi 20 centimetri e rivolti verso l'alto» dice ancora Fabrizio Ceccot. Se ci finisci sopra addio ruote. Ma può anche finire molto peggio se la barriera di chiodi è molto fitta: addio moto e addio piedi. Il vibram degli stivali serve a poco contro punte d'acciaio acuminate.

E fosse finita lì. A Piacenza, qualche mese fa, un contadino stese un pezzo di filo spinato attraverso un sentiero, ad altezza d'uomo. Ci finì dentro un giovane motociclista. Il cavo gli tranciò la giugulare: morì dissanguato. Un caso isolato? Niente affatto. Chiunque vaghi per boschi in motocicletta di sorprese così ne ha trovate più d'una. Ha avuto a che fare con buche riempite di foglie, con pietre piazzate dietro una curva, con paletti di legno piantati in mezzo al sentiero. «Quei motociclisti disturbano gli animali» dicono i cacciatori. Che spiegano: «Se passano in gruppo, con i motori che urlano, lepri e pennuti scappano tutti. Con quelle moto rovinano l'ecosistema. Loro sì che sono dannosi».

Questione di punti di vista. E di filosofia. «Ma non c'entra niente il modo di vivere a contatto con la natura. Tre motociclette di quelle, e per di più in velocità, fanno danni enormi ad un sentiero dove passano tutti i giorni i trattori. Loro si divertono e noi dobbiamo riparare i danni che provocano» replicano i contadini. E allora, che fare? Ceccot ha la sua ricetta: «Bisogna che le istituzioni si rendano conto che questo sport esiste. E che è molto praticato. Bisogna individuare percorsi adatti allo scopo. Tracciati sicuri, dove viaggiare senza l'ansia di finire in qualche trabocchetto». Dai tronchi in mezzo alla strada ai cavi d'acciaio stesi ad altezza gola. Roba che trasforma l'enduro in una specie di roulette russa.

 

 

Modificato da Rockwood
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Questo è un problema che purtroppo dobbiamo affrontare, fa riflettere e impaurisce.

Ho letto la notizia, anzi sul tavolo della riunione di lunedì avevo proprio la pagina della stampa in questione.

Il livello della discussione che riguarda più direttamente noi è però quello di evitare le chiusure indiscriminate delle strade che ci piacciono tanto.

Sono sicuramente atti criminosi da condannare duramente, ma riportiamo l'oggetto nella direzione della più totale collaborazione con chi vive e frequenta la montagna.

 

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Qualcosa si muove, comunque.

Sul numero di novembre di FUORI c'è un interessante articolo di Ciaccia sulle contraddizioni esistenti tra Valsusa e Val Chisone, in merito ai percorsi da un lato vietati, dall'altro autorizzati.

Girata la pagina, un altro articolo (dall'interessante titolo "Quando l'endurista s'ìincazza") parla della Associazione Fuoistradisti Italiani di Borile, unico esempio di organizzazione appositamente creatasi con la finalità di dialogare con le istituzioni e contrastare la indiscriminata chiusura delle vie percorribili.

Io, tuttavia, resto sempre della mia idea: non è con la repressione che si otterrà qualcosa, anzi...

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