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Breve resoconto del XX Internazionale Cingoli per chi vuole riviere quei momenti


Lo svizzero

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Correva l'Anno Domini 2021, era una fredda serata d'inverno quando mi arriva una telefonata dal mio amico Rufus che mi riscalda il cuore " Hai letto sul sito dell’Africa Twin Club!? Hanno messo fuori il post per quanto riguarda l’internazionale di quest'anno. Lo fanno nelle Marche! A Cingoli!".

" Wow non ce lo possiamo mica perdere!”, gli rispondo io, “Fantastico!".

Da lì in poi è tutto un rincorrersi di cambio olio, cambio filtro dell'olio, filtro dell'aria, cambio gomme, cambia tutto ma…. la moto ci teniamo sempre la stessa. Vorremmo arrivare preparati. Anzi preparatissimi anche con gli eventuali pezzi di ricambio come camere d'aria, bombolette per riparare le eventuali forature, attrezzi vari Insomma cercavamo di arrivare perfetti all'appuntamento. Un dubbio turbava i nostri sogni: dormire o non dormire a Cingoli? Questo è il problema. La pandemia da Covid-19 non è ancora terminata e dato che non siamo proprio dei temerari, con il permesso di Albertone, decidiamo di rientrare tutte le sere a casa dato che abitiamo a un’ora di strada. Finalmente arriva il tanto atteso giorno. Siamo emozionatissimi, ci vestiamo di tutto punto. Partiamo al mattino presto, vogliamo vedere arrivare i nostri amici, con meta Cingoli o meglio San Faustino di Cingoli, luogo del raduno. Bel percorso, sole, aria fresca, pregusto già i momenti in cui incontreremo gli africatwiniani conosciuti nel tempo. Arrivati a San Faustino rimaniamo sorpresi.  La Honda ha organizzato la possibilità di provare le nuove Africa Twin, io ho approfittato di questa opportunità per provare la nuova CRF 1100. Beh devo dire che non mi è dispiaciuta affatto, le sensazioni che ho ricavato sono state buone, è bella. Sicuramente il successo che ha è meritato ma la mia RD03 rimane una grande passione.

Si è fatto mezzogiorno, abbiamo consegnato i documenti per partecipare al motoraduno presso la reception della struttura che ci accoglie, sono arrivati soltanto pochi dei partecipanti quindi decidiamo di rientrare per il pranzo alle nostre case.

L’indomani mattina ci facciamo trovare allora prevista davanti all'Abbazia di Fiastra Come concordato con Pietro Big. È bello vederli sfilare sulle loro cavalcature meccaniche colorate, originali o modificate non importa. La direzione da prendere è quella verso il monte. Dopo aver lambito diversi paesi dell'entroterra Maceratese approdiamo a Servigliano nella bella Piazza alla quale si accede attraversando un arco, la porta di accesso. Facciamo il pieno di emozioni salutando e abbracciando i carissimi amici che non avevamo avuto la possibilità di salutare il giorno prima. Ammirata la piazza Secondigliano e riposati un pochino ripartiamo, il caldo inizia a farsi sentire, al contrario delle settimane precedenti, le temperature si sono alzate sia di notte che di giorno. la nostra meta è il Pian Grande di Castelluccio di Norcia.  L’attacco alla montagna avviene dal fronte Adriatico, la strada sale e a mano a mano che si avanza il paesaggio diventa sempre meno antropizzato, le piante d'alto fusto lasciano il posto a cespugli sempre più radi e assenti per trovare solo prato e affiori di roccia. Il profumo dell'aria di montagna arriva dritta nei nostri polmoni. In prossimità di Forca di Presta ci fermiamo per ammirare il panorama e per scattare un po' di fotografie. Siamo già in sella per ripartire quando dallo specchietto retrovisore sinistro vedo Rufus perdere l’equilibrio e coricarsi sul lato sinistro. Porca vacca! Scendo per soccorrerlo insieme agli altri amici che erano vicino a noi. Rimane a terra dolorante mentre si tocca la spalla sinistra, la stessa che ha picchiato in altra occasione. Lentamente riesce a rimettersi in piedi ma il dolore rimane forte. Dopo alcuni minuti arriva Katia in automobile, prontamente allertata, con a bordo un africatwiniano per portare Rufus e la sua motocicletta presso il ristorante dove ci saremmo dovuti ritrovare per il pranzo. La vista dall’alto del Pian Grande mi lascia quasi senza fiato e la discesa verso l’altopiano è un momento di sublimazione. All’Agriturismo Il Sentiero delle Fate, sotto le mura di Castelluccio, troviamo la titolare che si mostra quanto mai gentile e disponibile, ci fornisce un panetto di ghiaccio da appoggiare alla spalla di Rufus per lenire il dolore. Apprezzato il lauto pranzo e la gentilezza della ristoratrice siamo pronti per risalire in sella; anche Rufus. Alle porte di Visso la carovana motociclistica è costretta ad una sosta per via di una foratura. Per fortuna tra gli amici africatwiniani possiamo annoverare anche degli esperti di sostituzione di camere d’aria così, a riparazione avvenuta riprendiamo il nostro peregrinare motociclistico. Attraversiamo i paesi di Muccia, Camerino e Castelraimondo, i paesaggi e il tracciato ci cullano pensieri dolci e amari. Alle bellezze naturali si affiancano i danni, ancora ben visibili, lasciati dall’ultimo terremoto. Una ferita che forse non si sanerà. Castelraimondo è il punto di separazione dalla carovana, io e Rufus torniamo a Matelica mentre gli altri proseguono per Cingoli.

L’indomani ho appuntamento con Pietro Big presso il parcheggio della biglietteria delle Grotte di Frasassi. Quando arrivano gli africatwiniani l’aria è già calda, la direzione è verso Sassoferrato. Viaggiamo dentro una gola molto stretta e suggestiva, la strada segue e attraversa il canion scavato dal fiume Sentino, a destra in alto c’è il Santuario della Madonna di Frasassi. Attraversato Sassoferrato il tracciato diventa scorrevole tanto che in poco tempo prendiamo una deviazione, la SP16/2. Lambiamo la frazione di Leccia e con qualche bel tornante dal fondo da piega fino a raschiare la pedana, arriviamo a Serra Sant’Abbondio. Dopo pochi metri c’è una stradina che passa tra i piedi di due montagne, nel punto più basso. Non è molto larga però è quasi intima, ci dovrebbe condurre al Monastero di Fonte Avellana, risalente al 980 circa e protetto del monte Catria. Purtroppo siamo un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia quindi ci fermiamo qualche chilometro prima, presso il ristorante Le Cafanne. Per meritarsi un posto a tavola bisogna letteralmente guadare un fiumiciattolo; fico, mi piace.

E come dicono a Roma “anche oggi se semo fatti ‘na magnata!!!”. Con la panza piena e il fiume che fa da ninna nanna me sta pià ‘na cecagna (dicasi sonno)!!! Cinque minuti disteso su una panchina e sono di nuovo pronto a saltare in sella alla volta di Staffolo. Pietro Big ha organizzato un assaggio del Verdicchio prodotto in quell’area, ad aspettarci c’è anche un rappresentante dell’amministrazione del comune di Staffolo. Abbandoniamo la provincia di Pesaro per riconquistare la provincia di Ancona, la strada scorre veloce, le nostre motociclette ci regalano un piacere dietro l’altro. Lasciamo la Vallesina e la SS76 all’uscita 15 Monte Roberto-Cupramontana, risaliamo la collina perché in cima c’è l’antico Staffil (bastone), divenuto Stafuli, indi Staffolo. Attraversiamo il paese e raggiungiamo al cantina che produce il nettare degli dei. Degustiamo con piacere il Verdicchio accostato a qualche stuzzichino (anche se io continuo a preferire il Verdicchio D.O.C. di Matelica), alcuni di noi colgono l’occasione per visitare la cantina e portare a casa qualche bottiglia di vino. Il sole è ancora alto, insieme a Giuseppe, Pasquale e le loro zavorrine decidiamo di andare a visitare Cingoli, il balcone delle Marche. Cingolum offre una vista spaziale su quasi tutto il litorale marchigiano. Uno spettacolo! Incontriamo altri due giovani africatwiniani con i quali condividiamo questi momenti di immersione nella città che, nel periodo romano, è citata nel De bello civili da Giulio Cesare e venne ampliata e fortificata da Tito Labieno, cingolano, luogotenente imperiale.

All’imbrunire saluto i carissimi amici per fare ritorno alla mia dimora.

Sono passate le nove da un po’, abbiamo fatto alcune fotografie per ricordare anche questo evento, il caldo comincia a farsi sentire sotto l’abbigliamento da motociclista, quadro acceso, start…..si parte. Oggi fuori strada. I tasselli assaggiano la polvere dopo pochi chilometri dal villaggio, si capisce subito che la giornata sarà polverosa, ma è così. Il tracciato è un continuo saliscendi, un alternarsi di strade bianche e strade di terra inframezzate da lingue di asfalto. Di tanto in tanto perdo di vista chi mi precede, il polverone alzato fa da cortina, sono spesso sul punto di perdermi e una buona parte dei motocilisti che hanno la traccia sono in testa alla carovana, decido quindi di rimanere il più vicino possibile alla moto che ho davanti dimenticando completamente di aspettare i motociclisti dietro di me. Non riesco a capire dove siamo, ho perso l’orientamento. Riacquisto coscienza geografica allorquando un tratto asfaltato ci porta nella zona industriale di Ancona. Lì ritrovo anche i due ragazzi (un radazzo e una ragazza) giapponesi mandati dalla Honda a testare direttamente la bontà delle nuove Africa Twin. Appena il gruppo si riunisce ripartiamo per un altro giro di giostra tra campi di erba medica, vigneti e girasoli non ancora maturi. In cima a un tratto di strada bianca c’è un tizio esagitato che ci insulta, ha gli occhi venati di rosso, i capelli dritti e la pressione arteriosa a 350. Ci minaccia con orrendi anatemi, invoca i Vigili dell’Urbe, i Carabinieri, la Polizia Provinciale, la Postale, la Stradale, la Guardia di Finanza, la Forestale, l’Esercito e pure la CIA. Quelli di noi più intimoriti sono costretti a girare la moto a metà salita la quale ha una pendenza del 12,5 %. Più tardi Petro Big ci spiegherà che il tizio folle rivendicava la proprietà della strada e protestava per il nostro comportamento fuori legge nel farne uso. Per fortuna tutto si è risolto senza conseguenze.

Ci troviamo in zona Conero, ci fermiamo in un tratto di strada che corre sopra un costone sovrastante il mare. Facciamo alcune fotografie prima di raggiungere il ristorante Il Pirata a Porto Recanati.

È ancora presto per il pranzo sicché alcuni di noi ne approfittano per farsi il primo bagno della stagione. Un’abbondante mangiata di pesce prevede un quarto d’ora di pennichella, anche venti minuti. Trascorro un po’ di tempo con gli amici africatwiniani prima di puntare la barra del timone in direzione Matelica.

Doccia, deodorante, profumo, brillantina, automobile, Rufus. Arriviamo a San Faustino in perfetto orario per la cena dell’ultima sera. Ci tenevamo a salutare gli africatwiniani presenti all’internazionale.

Un saluto a tutti e…..alla prossima avventura.

 

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