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Centenari. ..


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In un club di motociclisti, viaggiatori, sognatori e qualche volta anche un po folli, ritengo giusto alzare un bicchiere al cielo, ricordando l'impresa di un uomo che, appunto un secolo fa, il 1 agosto 1914, partiva per mare diretto in Antartide, dove una volta sbarcato, lo avrebbe atteso la traversata a piedi di quel continente. Non vi riuscì, ma quello che fece con i suoi uomini fu un impresa ancor più epica. Mi spiace non averne parlato come mi sarebbe piaciuto, ma prima o poi lo faccio. Per oggi mi limito ad onorarlo mettendo in firma quello che di lui scrisse un celebre letterato inglese, e aprendo questo post. Era giusto farlo, era giusto per lui e per quel poco di Shackleton che c'è in ognuno di noi.

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da ragazzo sognavo, forse perchè ero innamorato della lettura d'avventura, di salire su una nave come mozzo e partire... per dove non so, ma dovevo andare via! E più di una volta sono stato lì per lì, ma poi mi sono mancate le palle per farlo. Troppe remore, troppo condizionato, troppo incerti gli obbiettivi, troppo flebili le mie convinzioni al punto da sposarle e prendere una posizione irreversibile. Forse per questo mi piacciono le modifiche che consentono una possibilità di ritorno all'originale, una forma mentis, chissà! Forse se avessi trovato all'epoca il coraggio di esprimermi al meglio di me stesso, forse, forse, forse... del senno di poi...

 

Ma ho sempre ammirato ed amato certi personaggi che al posto delle palle hanno dei blocchi di cemento e riescono a fare loro la vita e governarla anche in cima alla più pericolosa delle tempeste uscendone sempre vincitori, anche quando perdono.

 

Onore al merito dunque a Mr Shackleton e tutti i più temerari avventurieri, a loro la mia stima e la mia ammirazione.

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