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No, La Pistola è La P38, Questa è Altra Roba.


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Questo piccolo racconto può iniziare con una domanda: “ quale evento sportivo pone la Svezia negli annali degli sport automobilistici del 1976…”?

 

E senz’altro la maggioranza di noi risponderebbe prontamente “sicuramente un rally…”

Già, non c’era più la mitica Fulvia HF, però in compenso gli occhi degli appassionati venivano deliziati  dalla linea filante della Stratos, una delle più belle Lancia mai costruite, una delle più belle auto che abbia mai corso. E sennò mica la chiamavano “dream car”…..

No, in quell’anno, il 1976, la stratos non vinse il 26° “International Swedish Rally”, ci pensò una vettura di casa, una Saab, per la precisione. Ma la Saab non era la Lancia, di li a poco arrivarono altre perle torinesi, che portarono il tricolore parecchie volte sui gradini più alti dei vari podi.

 

No, il rally non c’entra. Si parla di formula uno.

 

Si, avete presente quel campionato dove da una po’ di anni succedono cose strane, tipo che i piloti lavorano sempre meno con i piedi e sempre più con i pollici,  (tra qualche tempo  forse vedremo i primi “Mouse per monoposto a ruote scoperte”, e forse al posto del volante ci sarà un Tablet…), quella  categoria di auto da corsa dove gli anni che passano sono inversamente proporzionali ai decibel del motore, e dove l’unica cosa che aumenta sempre sono gli euro da pagare per poter seguire in tv una corsa ….?

E’ la categoria di auto da corsa dove vengono girano la maggior parte di soldi. E –strano a dirlo- di gnocca. Ma questo c’entra poco, anche se piace.

Di fatto si cercano in formula uno innovazioni che poi vengono sfruttate sulle auto di serie, questo succede da sempre.

Il solito esempio da quattro soldi? Le sospensioni attive, esordirono sulle William verso i primi anni ‘90 (ancora mi torna in mente il povero Senna, che non riusciva a capacitarsi di come Mansell potesse uscire così riposato dalla monoposto alla fine della gara …!!!)e poi ce le trovammo su molte auto in listino. E il cambio al volante? E il traction control? E l’abs, l’etcì (salute…)…?

 

Tutto merito di menti egregie, di persone che si chiedono (già l’ho scritta questa, eh…?) “come si può migliorare”.

Il progettista, molto spesso, fa la differenza, colui che prima degli altri ha l’intuizione e rende ottimo  quello che fino al giorno prima era buono. Che rende migliore quello che fino al giorno prima era sufficiente.

Il progettista, che quando gli altri dormono nel letto di casa, passa le notti in bianco, arrovellandosi il cervello per dar spazio a quella sensazione, quel tarlo, quella convinzione …..

Io me Io immagino davvero Adrian Newey sveglio, con un bicchiere di vino in mano, la notte, a cercare di immaginare il suo prossimo telaio, la sua prossima bandella aerodinamica, la sua prossima perla .

Se fosse un progettista come gli altri, le sue auto sarebbero come le altre. E invece, guarda che coincidenza, dove mette le mani lui si vince ….

Sembra uno di quegli imprenditori degli anni 30 che mossi da un intuito e da una sicurezza senza eguali costruirono, fecero imprese, trasformarono sogni in realtà.

In certi casi li chiamarono visionari.

 

Non doveva essere tanto diverso Derek Gardner, un progettista di automobili che cercò di trovare la chiave di volta, la soluzione originale, diversa, laddove tutti gli altri si “accontentavano”.

Quante ruote servono ad una automobile, per essere stabile? Facile, 4.

No, secondo Gardner con 2 ruote da 13 pollici all’avantreno si avevano problemi di inserimento in curva, forse la soluzione era….si, forse mettendo 4 ruotine da 10 pollici l’inserimento sarebbe stato migliore.

Mosse mari e monti, Goodyear, koni per le sospensioni, ma alla fine riuscì a creare una monoposto con 6 ruote, di cui 4 carenate nella scocca, all’avantreno.

Quello che uscì dalla sua matita era una via di mezzo tra un cartone animato (andate, miei amici appassionati di cartoni animati anni ’70, a guardarvi una puntata di “Gran Prix”, il mitico Takaya disegnò la sua “Todoroky special” ispirandosi clamorosamente al prototipo di Gardner!), un go-kart e una formula uno di quegli anni.

Era nata la Tyrrell p34 .

Era nata una vettura che di li a poco, per motivi economici, e di gestione, fu abbandonata, come progetto, ma che fu l’unica vettura con 6 ruote a correre un gran premio di formula uno. Poi ci provarono altri, costruendo solo prototipi che però non corsero mai, fino a quando la federazione impose l’obbligo delle 4 ruote.

Il tentativo di tutte le altre scuderie è testimone della bontà dell’idea di Gardner, la decisione di non permettere più di 4 ruote (credo) è la dimostrazione di come si tenga a freno la fantasia dei progettisti. Senza motivo.

Però ormai la storia era stata scritta, la Tyrrell corse, e corse tutto un mondiale, con le sue due P34.

Su youtube sui trovano ancora bei filmati, eloquenti, divertenti.

La storiella finisce qui, con la Tyrrell che –dopo aver cambiato progettista- si uniforma alle altre scuderie.

Però la storiella era iniziata con una data e un Paese, il 1976 e la Svezia, ancora non abbiamo capito il perché furono importanti, in ambito automobilistico.

Ok, ve lo dico.

Nel 1976, il 13 giugno, per l’esattezza, quando io stavo per compiere il mio primo anno di vita, il circus fece la settima tappa in Svezia.

E la Tyrrel P34 a sei ruote, con Scheckter e Depailler,  salì sui due gradini più alti del podio.

Gardner vide la sua creatura vincere davanti a tutti gli altri.

Noi vedemmo la creatività e l’innovazione trionfare sulla tradizione e sulla consuetudine.

 

Venerdì  prossimo saranno 38 anni, ma io non avevo voglia di aspettare!

 

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.... una via di mezzo tra un cartone animato (andate, miei amici appassionati di cartoni animati anni ’70, a guardarvi una puntata di “Gran Prix”, il mitico Takaya disegnò la sua “Todoroky special” ispirandosi clamorosamente al prototipo di Gardner!)...

appunto!

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