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Breve resoconto del XXII Internazionale Terracina


Lo svizzero

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Correva l’Anno Domini 2023. Nel primo giorno del mese della raccolta delle messi, Lorenzo 66 mi aspetta all’entrata “Valnerina” della SS79bis, con l’obiettivo di arrivare a Terracina.  

Oltrepassiamo Rieti, solchiamo la SP31 fino all’innesto con la SP34 perché vogliamo costeggiare il lago di Turano: scelta azzeccata, ritmo lento ma non troppo, aria fresca e bel vedere.

A Sperlonga il sole è allo zenit, visitiamo la Villa di Tiberio immaginando di essere catapultati indietro di 2000 anni. L’orologio batte l’una, andiamo a mangiare un panino in una bella piazza con vista mare dell’antica cittadina e poi via verso Terracina perché non vogliamo perderci il mini giro previsto per il primo pomeriggio.

Siamo entrati subito nello spirito dell’Internazionale. L’emozione è a mille perché: in primis posso riabbracciare i carissimi amici africatwiniani che non incontravo dallo scorso anno e ne conosco di nuovi (mi sa che questa notte avrò qualche difficoltà a prendere sonno); in secondo luogo c’è che Massimo ci guida per le vie del centro di Terracina fino ad incontrare un “quad twin” al quale passa il testimone. Ci arrampichiamo su per le colline circostanti e scopriamo gli scorci panoramici più belli della città.

 

2 giugno 2023

Come pronosticato la notte è stata un po’ insonne quindi serve una buona colazione.

Il morale è alto, il serbatoio pieno, i cavalli ben ferrati, l’armatura serrata: possiamo partire!

In fila indiana poco ordinata, lasciamo alle nostre spalle l’hotel per tuffarci nel traffico cittadino che non mi aspettavo essere così intenso. Raggiunto il lungomare la situazione migliora e la guida diventa piacevole, ci dirigiamo verso sud, con i raggi del sole riflessi dall’acqua che si incrociano con quelli riflessi dalle nostre cavalcature metalliche proprio nella baia che Traiano eresse a sua dimora. Gaeta mi fa tornare in mente mio nonno materno, allorquando citava questa città come luogo di destinazione per i “poco di buono”, facendo riferimento alle patrie galere.

  All’altezza di Formia lasciamo la SS7 in favore della SS7qtr, strada che ci fa allontanare dal mare, al che mi sorge la domanda: “Maaa……. Capitan Alberto dove ci condurrà?”

A Minturno riagganciamo la SS Appia1 in direzione sud fino alla frazione Campo Felice, ci addentriamo ancora solcando la SS430. Usciti dal centro abitato i terreni coltivati a colture arboricole, inframezzati a quelli coltivati a colture erbacee fanno da contorno al nostro andare.  Stiamo respirando aria campana. Ad un certo punto giriamo in direzione della frazione Cornigliano, da SS si passa a SP, per la precisione SP263. Ivi giunti prendiamo la sp317. La SP14 ci accompagna su per il fianco di una collina che diventa quasi montagna: è un vulcano ormai spento da alcune centinaia di migliaia di anni, sull’orlo del suo cratere si è sviluppata Roccamonfina. Dopo la sosta avanziamo tra la pianura e la collina, aumenta il numero di volte che la spalla dello pneumatico si trova a conversare amabilmente con il bitume, rientriamo nel Lazio, in quella zona chiamata Ciociaria. La pendenza aumenta senza esagerare, il promontorio che stiamo scalando non è altissimo ma sembra comunque elevarsi a sufficienza per dare una bella vista sulla pianura ad esso sottostante; siamo approdati al Monastero di Montecassino. Abbiamo la possibilità di visitare il luogo sacro in perfetto stile Albertiano: parcheggi adeguati, guide preparate e disponibili, ripartenza in sicurezza. Ridiscendiamo verso la pianura arricchiti nella cultura e nello spirito. Più ci allontaniamo dal luogo di culto, più il pensiero si fa ondivago tra la storia e le vicissitudini del monastero e i sempre più frequenti richiami dello stomaco. Mentre l’Osteria Titina soddisfa i nostri appetiti, fuori Giove Pluvio ci bombarda con pioggia e grandine.

Ripartiamo accompagnati solo da una leggera pioggerella, ciò non toglie che dobbiamo guidare con un po’ di attenzione in più, il fondo stradale offre una minore aderenza. Le staffette, che vegliano benevole sulle nostre distrazioni, rischiano molto di più poiché devono continuare ad avere un ritmo maggiore rispetto al nostro; suppongo che a fine giornata avranno percorso il doppio dei chilometri. Tra una curva e l’altra attraversiamo Pontecorvo, tocchiamo il Parco Naturale dei Monti Aurunci, Pico, Itri, Licciano, Vagnoli. Più ci avviciniamo al mare, più la pioggia lascia il posto al sole, la guida diventa più sciolta, spensierata fin quando impattiamo con il traffico di Terracina; il via vai di mezzi di locomozione è da città e richiede una dose supplettiva di attenzione. Arriviamo in albergo perfettamente asciutti.

 

3 giugno 2023

Finalmente anche Giorgia è dei nostri, è riuscita a divincolarsi dalle grinfie malefiche del datore di lavoro, un becero senza cuore (come tutti i capi che non concedono le ferie ai propri sottoposti per partecipare ai giri dell’Africa Twin Club; indegni della pietà umana!)J. Siamo pronti per dare l’assalto ai Castelli Romani. Usciamo da Terracina percorrendo la Via Appia fino ad imboccare la NSA255 Terracina Prossedi. Quindi la SR 609 fino a Colleferro. Bella strada tortuosa al punto giusto. Il tracciato si alterna tra aree semi pianeggianti e colline o collinette, non si arriva mai ad altezze prossime alla montagna, non ostante ciò nonostante mi sto divertendo molto. Ingaggiamo la SP600 fino all’incrocio con la SP215. Deviamo per Rocca Priora, siamo nel Parco dei Castelli Romani, poi Monte Compatri, di striscio Monteporzio Catone, quindi Frascati e il Lago di Albano. Qui c’è storia antica, da vendere, molto antica. Siamo all’interno di un cratere, il lago di Albano è il più profondo lago vulcanico tra quelli situati nella penisola italiana. Appartiene al complesso vulcanico dei Colli Albani le cui ultime eruzioni risalgono a circa 30.000 anni fa. Si ritiene che eventi minori si verificarono fino a 7.000 anni fa. Dopo la fine della attività vulcanica il cratere di Albano divenne un lago. Attraversiamo anche Castel Gandolfo e Albano Laziale, arriviamo ad Ariccia per pranzo, dove la Fraschetta La Rupe ci ha riservato quasi tutto il locale e il parcheggio. Anche oggi si prospetta “ ’na magnata!”, ho già l’acquolina in bocca.

Dopo pranzo Massimo mi dice di aver notato un certo movimento della mia targa, ovviamente controllo insieme a lui. Con grande stupore ci rendiamo conto che si muove il telaietto che sorregge oltre la targa il bauletto. Mi sono perso una delle quattro viti! Per fortuna Massimo ha una vite che pur non essendo della giusta dimensione, è comunque sufficiente ad evitare pericolosi movimenti. Al rientro a casa metterò la vite corretta. Grazie Massimo!

Il cielo minaccia possibile pioggia. Questa situazione ci spinge a percorrere la strada più veloce, è così che ci ritroviamo immersi nella pianura dell’Agro Pontino a solcare quella che fino al 1928 era una distesa di acqua infestata dalle zanzare e dalla malaria. Oggi, mentre cavalco la mia Africa Twin, vedo frutteti e orti di ogni sorta e genere come meleti, ficheti, pereti, albicoccheti, pescheti, vigneti e poi ancora lattughe, sedani rapa, angurie, ravanelli, meloni, peperoni ecc. ecc..

Il rischio pioggia è rientrato, calcolando che abbiamo ancora qualche ora di sole, insieme a Gianfelice e Lorenzo decidiamo di deviare per visitare il comune dalle plurime cavità naturali, le speluncae, ossia Sperlonga. È letteralmente abbarbicata sul monte San Magno, si è sviluppata costipata tra la malsana palude delle aree circostanti e i pirati che infestavano il mediterraneo. Le viuzze sono talmente strette e ripide che per gli abitanti del posto non facile guadagnare l’uscio di casa. Gli scorci tra i vicoletti offrono qualcosa di unico. L’ora s’è fatta, torniamo in albergo.

4 giugno 2023

È il giorno dei saluti, degli abbracci, del ricaricare le nostre moto con valigie e bauletti. Insomma ci dobbiamo lasciare, anche questo raduno è finito. Ci dobbiamo rassegnare.

Insieme a Lorenzo, Gianfelice, Filippo e una coppia padre-figlio (Michele e Francesco) mi avvio verso nord, ben presto Gianfelice si stacca per raggiungere la sua destinazione, noi invece abbiamo in serbo una visita al Giardino di Ninfa, tutto sommato ci rimane di strada. Dopo il pranzo ci dividiamo, Lorenzo ed io abbiamo ancora qualche ora di strada e Giove pluvio sembra adirato. Abbiamo percorso non più di venti chilometri quando la pioggia scendendo copiosa ci costringe a fermarci per bardarci con gli indumenti antipioggia.

Ore 19:30, sono a casa, ho preso pioggia per il quasi tutto il tempo, sono anche infreddolito però soddisfatto. Spero di esserci anche il prossimo anno.

Alla prossima avventura.

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